Crossland in Namibia, la Terra di nessuno.

Sono da poco tornata da un meraviglioso viaggio overland in Namibia che ho fatto con il tour operator Etnia Travel Concept, uno dei migliori operatori tailor made presenti attualmente sul mercato italiano.

Questo viaggio mi ha affascinata in modo particolare; sia per la destinazione, in quanto la Namibia è veramente un luogo stupefacente, sia per il modo in cui l’ho vissuto: a bordo di un camion attrezzato, pernottando quasi sempre in tenda, nel deserto o nelle riserve, questo è l’overland.

Un contatto diretto con la natura africana con un viaggio di gruppo, avventuroso, puro. Abbiamo visto tante albe e dormito sotto cieli stellati visibili solo tra le dune infinite del deserto.

Ci vuole un po’ di capacità di adattamento e senza dubbio collaborazione, ma il tutto viene immediatamente ripagato dalle emozioni che solo un Crossland in Africa può darti.

Prima ancora di iniziare il mio diario di viaggio ringrazio quindi lo staff di Etnia che mi ha dato questa opportunità, oltre che tutta la compagnia del mio Truck, con cui ho piacevolmente condiviso un’avventura che rimarrà a lungo impressa nei miei ricordi.

E per quello che riguarda un ipotetico viaggio nella Terra del Namib, vi dico subito che se volete alloggiare in lodge/hotel è consigliato prenotare con largo anticipo: tralasciando le città che hanno certamente più offerta di alloggio, le zone di deserto e le riserve sono invece meno attrezzate. Considerando che il paese attualmente vive soprattutto di turismo è meglio evitare di cercare all’ultimo. Per questo la stra-grande maggioranza dei viaggiatori sceglie il Crossland o il fly and drive con 4×4 + tenda tipo maggiolina. Fra i due io consiglio il Crossland, perchè i km sono tanti e spesso di strade sterrate in mezzo al nulla: meglio non rischiare!

In Namibia le stagioni sono invertite, il periodo più caldo e piovoso (parliammo comunque di una piovosità molto relativa!) è il nostro inverno, dove le temperature possono essere anche molto alte nelle zone di altopiano e deserto. La costa (Swakopmund e dintorni) invnece è più umida e presenta spesso fenomeni di foschia e nubi basse. Le temperature sono di media più fresche che nel resto del paese, si va dai 16/18 gradi del periodo invernale ai 20/22 del periodo estivo. Il paese è quindi visitabile tutto l’anno.

Partiamo per la Namibia!

 

DAY 1

Siamo arrivati! Il caldo africano si fa sentire da subito in una Windhoek luminosa e deserta di domenica. Non ci conosciamo ancora ma abbiamo tutti stampata in faccia l’adrenalina per l’avventura che ci aspetta, nonostante un volo infinito alle spalle.

Il nostro truck si chiama George (ogni camion ha un nome); la nostra guida è Floyd, mentre a cucinare sarà Kennedy (tutti nomi d’arte che ci suonano già amichevoli). La capitale della Namibia è una città piuttosto moderna ed ordinata, che ahimè non ha molto da offrire. La piccola cattedrale è graziosa, ma chiusa (di domenica!?).

Raggiungiamo quindi l’hotel della nostra prima notte. Per cena abbiamo scelto Joe’s Beer House, uno dei locali più bizzarri che abbia mai visto. Cena ottima e prezzi bassi.

il nostro truck
la cattedrale di Windhoek

 

DAY 2

Da Windhoek a Sesriem Canyon

Partiamo in direzione deserto del Namib. Iniziamo bene perchè dopo un’ora di auto ci accorgiamo che alcuni dei nostri borsoni non sono stati caricati… Pazienza, torniamo indietro con due grasse risate, meglio non pensare al tempo perso ed alla tabella di marcia, piuttosto mangeremo qualcosa in viaggio invece che fermarci per pranzo.

Dopo ore di strada sterrata ed un lento cambio di paesaggio arriviamo alla nostra prima tappa: Sesriem Canyon.

 

 

 

Paseggiamo dentro al Canyon, mentre la luce inizia a dorarsi. Facciamo solo una passeggiata perchè il canyon intero è lungo circa un chilometro e profondo fino a 30 m; e poi dobbiamo montare il campo per la prima volta prima che faccia sera!

Risaliamo quindi a bordo di George ed arriviamo al nostro primo camping.

Forse  perché è la prima notte in tenda, ma sembra una situazione surreale: la luce inizia a dorarsi, il cielo punteggiato di nuvolette si colora delle sfumature del tramonto africano, e noi siamo tutti sotto ad un grande albero verde che sembra abbracciarci dall’alto … WOW! Mi sento davvero felice di dormire in tenda, di toccare con mano questa natura così imponente. La nostra guida ci fa una dimostrazione di allestimento dell’accampamento, devo dire che si tratta di un montaggio veloce e alla portata di tutti. I bagni sono un poco distanti ma non ci importa. Se nella notte avremo necessità di andarci  ci andremo in coppia e con le torce (come da raccomandazioni dei ranger).

campo tendato al Sesriem Camping
dietro alla nostra tenda
il nostro campo tendato al Sesriem Camp
birra post montaggio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

deserto dietro alla tenda

Timelapse montaggio campo

Kennedy ci prepara un’ottima cena; Sesriem Camp ha un bar con wireless , un piccolo shop, la piscina e la stazione di servizio.

Ci beviamo qualcosa poi torniamo alla tenda, prima però ci allontaniamo un attimo al buio per fotografare un cielo stellato mai visto.

tramonto incantevole
tentativo di fotografia notturna

DAY 3

da Sesriem Campsite,a Cha-re Camping,Namibia

La mattina seguente la sveglia suona prestissimo: alle 4.30! Ci vestiamo a strati, scarponcini da trekking e anti-vento e al buio partiamo verso il deserto. I cancelli di Sossusvlei aprono poco prima dell’alba. Come diversi altri truck ci accodiamo davanti al gate; all’apertura il nostro grande pilota cerca di superare chi ci sta davanti. Inizia ad albeggiare e in lontananza scorgiamo il parcheggio (già abbastanza occupato) della Duna 45.

Il trekking sulla Duna di per sé non è particolarmente faticoso. Certo è che si cammina sulla sabbia in fila indiana (o quasi), quindi meglio armarsi di pazienza e mangiare qualcosina prima.

L’alba sulla Duna è qualche cosa di emozionante: il sole è proprio di fronte incastonato fra dune e rocce che spaziano verso l’orizzonte. E lentamente sale arrivando a colorare di un rosso sempre più accesso tutto quello che ci circonda.

alba sulla duna 45

Ormai ci siamo scaldati, e siamo seduti sul crinale della duna coi nostri pensieri che inevitabilmente, di fronte a questa meraviglia, invadono la nostra mente. Noi italiani non siamo abituati al deserto, a questo tipo di orizzonte così grande, liscio, scenografico.

E forse è questo che colpisce della Namibia, un ambiente che ti fa perdere la dimensione esatta delle cose e della natura. Oltre che dei pensieri.

meraviglia sulla Duna 45
alba vista dalla duna

Dopo aver visto l’alba e  scattato una marea di fotografie iniziamo la discesa: scendiamo nel versante all’ombra che è decisamente più compatto, ed è molto più divertente di quel che credevo! Si sprofonda nella sabbia soffice, sembra quasi di essere degli astronauti.

Noi sulla duna
senza parole
la strada fatta
la strada fatta
come i Re Magi

Gli scarponi sono ormai pieni di sabbia, me li sento quasi scoppiare. Arrivati giù troviamo il nostro truck già allestito per la colazione, meraviglioso!!

Una colazione vista Duna!

Colazione ai piedi della duna

timelapse alba sulla duna

 

risalita alla duna

La nostra giornata prosegue in direzione Dead Vlei; sono eccitatissima perché è un’attrazione che sogno di vedere da sempre.

Arrivati al parcheggio (che si trova a pochi minuti dalla Duna 45) è possibile raggiungere Dead a piedi (sono circa 4km naturalmente sterrati), oppure acquistare in loco il passaggio in jeep. La distanza non è lunga ma bisogna sempre considerare la temperatura, anche a seconda dell’orario in cui si fa la visita. Noi andiamo in jeep, il tracciato è naturalmente sabbioso e dissestato, ma non importa, una scusa in più per farci due risate e qualche urlo liberatorio per l’ebrezza di questo mini camel-trophy fra le dune più alte del mondo.

Le jeep ci scaricano proprio all altezza di questo lago vuoto di pietra bianca, così mi viene da descriverlo. Secondo gli studiosi questa zona era una volta un’area ricoperta da acacie, un’area quindi fiorente, grazie ad un corso d’acqua che la attraversava. Questo fiume mutò il suo corso a seguito dei movimenti delle dune, provocando quindi la morte degli alberi. E’ da qui che deriva il nome “Dead Vlei”, lago morto; la situazione è quindi decisamente suggestiva: alberi scuri morti, in contrasto col bianco secco del suolo, l’arancio scuro delle dune attorno e l’azzurro unico del cielo della Namibia. Che dire, è un luogo davvero surreale! Ogni foto scattata qui, anche la più frettolosa, è un’opera d’arte.

il percorso a piedi per raggiungere Dead Vlei
acacie morte di Dead Vlei
Dead Vlei
incantevole Dead Vlei
distesa bianca
spettacoli della natura

strada per DeadVley
La… Toilette nel deserto

Con gli occhi pieni di meraviglia torniamo all’ accampamento, dove avremo lo smontaggio e dove pranzeremo.

Si riparte, non abbiamo molti km prima del prossimo campeggio, ma nonostante questo facciamo un pit-stop nel simpatico “autogrill” di Solitaire, famoso soprattutto per la torta di mele ed i biscotti del suo forno.

Solitaire gas station and bakery

Dopo la sosta arriviamo al prossimo camping in zona Solitaire. Stavolta però non abbiamo da montare tende perché riceviamo una proposta veramente allettante: davanti al baretto del Che-Re camping, gestito da un bizzarro signore, che vive qui con la sua bambina ed il cagnolino, c’e una grande piazzola dove si può dormire senza tenda, sotto al cielo stellato e soprattutto a poche decine di metri da una grande pozza di acqua dove gli animali verranno ad abbeverarsi nella notte. Non possiamo che accettare!

Ad orario tramonto una simpatica guida del camping ci fa fare un piccolo tour guidato nel deserto circostante. Tour consigliatissimo ed interessante, in quanto la guida spazia dal parlare di flora e fauna autoctona a nozioni storico – culturali sulla Namibia. Inutile poi dire che i panorami attraversati dalla nostra jeep alla Golden hour sono mozzafiato. Ci fermiamo a vedere il tramonto su una grande Duna, quindi rientriamo pera cena.

panorami del Namib
strada nel deserto
strada nel deserto
dal camion
la nostra guida nel mini tour al Cha-re Campsite che ci mostra una piantina autoctona che riesce a vivere nei deserti più aridi.

 

Namibia-felicità
Panorama

Arriva il momento della buonanotte e non facciamo in tempo ad arrivare al nostro giaciglio che già un branco di una cinquantina di zebre è ad abbeverarsi davanti a noi. I rumori delle cerniere dei sacchi a pelo li fanno a tratti indietreggiare, ma cerchiamo di fare il più piano possibile, e di gustarci quella che, ancora una volta è una situazione surreale.

Il cielo sopra di noi intanto continua ad abbracciarci col suo luminoso mantello di stelle, ne vedo almeno due cadenti poi mi si chiudono gli occhi e mi addormento col profumo di sabbia.

A tratti nella notte mi sveglio, anche per il fresco, sono praticamente incapucciata ma la brezza del deserto in certe posizioni si infiltra bene. Ogni volta che apro gli occhi sbuco fuori dal mio sacco a pelo per la curiosità di vedere se c’è qualche animale davanti a me. E così è: Oryx e zebre per tutta la notte. D’altra parte la guida di oggi aveva raccontato che le zebre bevono fino a 25 litri di acqua al giorno, quindi…

Stop per il tramonto: la guida ha detto che il camion è stabile!
le nostre serate intorno al fuoco, qui siamo a Cha-re camping
alba di una notte sotto alle stelle del Namib
alba di una notte sotto alle stelle del Namib

 

DAY4

da Cha re Camping a Swakopmund

La sveglia era alle 7 ma dormendo fuori l’alba ci illumina le palpebre già alle 6. Colazioniamo poi ci rimettiamo in partenza.

Ci attende una tappa “comoda”: dormiremo in hotel a Swakopmund sulla costa. Prima però passiamo da Walwis Bay; qui l’aria è davvero frizzante ma in una breve pausa sul lungo mare riusciamo a vedere con la bassa marea i fenicotteri e le otarie che a tratti saltano fuori dall’acqua volteggiando fra le onde. Walwis è la zona più ricca e signorile della Namibia, ci sono ville e residenze davvero molto curate.

Arriviamo a destinazione nel primo pomeriggio, prenotiamo un’escursione a piacere per il mattino dopo, poi raggiungiamo dopo pranzo la nostra guesthouse.

 

Lungo la C14 verso Swakopmund – foto di rito
Traffico in Namibia

 

Foto – momento lungo la via per Swakopmund
Panorama on the road
panorama on the road

 

 

 

 

 

 

 

 

lungomare di Walwis Bay
Walvis Bay

Swakopmund è una città molto ordinata, la scelta di alloggi è davvero soddisfacente, tante sono le guest house a due passi dal centro e dalla Skeleton Beach. Facciamo un giretto nel pomeriggio, i locali con le loro bancarelle ci attendono felici, é un pomeriggio piacevole a parte l’aria fredda che soffia senza tregua dal mare.

La sera andiamo a cena nel carinissimo The Tug, ristorante sul mare, anzi proprio sul pontile del Pier. Il cibo è ottimo; per il livello del locale e del vino sudafricano che beviamo, come sempre, spendiamo pochissimo.

Swakopmund
Swakopmund Pier
shopping a Swakopmund

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DAY 5

A Swakopmund non c’è molto da vedere, c’è però una vasta scelta di escursioni: quad e sand board sulle dune, sorvolo sulle dune in aeroplano 6 posti, lancio con paracadute, escursione in barca per avvistamento otarie e pesca, oppure (quella che ho fatto io) parapendio sulle dune. Devo dire che mi sono davvero divertita, gli istruttori ti permettono in poche ore di lezione di planare sulle dune con vista oceano, in tutta sicurezza visto il materasso di sabbia sottostante, morbida come borotalco. Ed è anche bella calda, perchè ricchissima di ferro, difatti ascolto le lezioni da seduta e mi scaldo piacevolmente chiappe gambe e mani.

sorvolo dune in parapendio a Swakopmund
lezione sulle dune

 

Nel primo pomeriggio si riparte ed iniziamo subito a riascaldarci: spostandoci verso Spitz Koppe la temperatura sale vertiginosamente, e ci fa dimenticare on un attimo il freddo “patito” sulla costa.

da Swakopmund, a Spitzkoppe, Namibia

Spitz Koppe è oltremodo suggestiva, già dalla strada!

Sono rocce di granito formatesi più di 700 milioni di anni fa. la vetta più alta tocca i 1784 m s.l.m. e svetta di 700m rispetto a tutto l’altopiano circostante. Spitzkoppe è difatti molto amato dagli appassionati di arrampicata di tutto il mondo.

per chi fosse interessato a fare arrampicata in questo angolo di paradiso ho trovato diversi dettagli in questo sito: http://www.sassbaloss.com/pagine/uscite/spitzkoppe/spitzkoppe.htm

Sembra veramente di essere fuori dal mondo, o perlomeno dal nostro mondo; prevalegono i colori della sabbia, dell’oro e dell’ocra.

 

Il nostro accampamento a Spitzkoppe

Ci accampiamo lontano dai bagni e dalle docce ma ripagati dal panorama che circonda. Pazienza non lavarsi per un giorno, è questa scenografia che ci pulisce la vista e direi anche il cuore!

Fotografo dall’alto il nostro accampamento, mai come ora mi sembra un sogno, un disegno. Facciamo una passeggiata senza guida per poi andare a vedere il tramonto dall’arco di roccia che si trova proprio dietro di noi.

Passeggiata nel campsite
tramonto a Spitzkoppe
pausa sulle rocce
pausa sulle rocce

Natural Arch
tramonto dall’Arco
Luci nel deserto roccioso

 

passeggiata nel nulla lunare di Spitzkoppe

Dopo cena andiamo a dormire presto perché domani ci aspettano centinaia di km, destinazione Opuwo.

 

DAY6

da Spitzkoppe a Opuwo, Namibia

Dopo ore di truck arriviamo ad Opuwo. Il paesaggio è decisamente diverso, intorno c’è molto più verde; moscerini e mosquitos ci assalgono ad ogni discesa e la città é trafficata da diverse etnie e persone di ogni età. Al supermercato donne e bambini ci vendono di tutto, passeggiano donne himba e donne herero con costumi meravigliosi, mentre gli operai si fermano a fare spesa. Insomma sembra tutto più Africa qui…

Opuwo
Opuwo centro

 

 

Stavolta ci ospita un camping-lodge molto curato, la grande hall e la piscina a sfioro con panorama sulle colline di bush sono davvero suggestive. Si chiama Opuwo Country Hotel.

Ci facciamo un bel bagno, nonostante il cielo si sia annuvolato, poi cena e sonno calante.

tendata ad Opuvo Country Lodge
Opuvo Country Lodge
panorama dalla tenda
piscina panoramica dell’Opuwo Lodge

 

DAY7

Oggi faremo un’escursione culturale e antropologica, in giornata, verso Nord.

Si parte con le auto dei ranger. Il percorso è lungo e dissestato, durante il tragitto vediamo innumerevoli mandrie di caprette e vacche che pascolano libere o supervisionate da giovani pastori. Facciamo una pausa a lato di un grande baobab, la temperatura è davvero alta. Finalmente, con un caldo allucinante raggiungiamo gli Himba. Gli Himba sono un gruppo etnico che tuttora vive a Nord del paese, nella regione del Kunene, al confine con l’Angola. Devo ammettere che i loro lineamenti sono bellissimi, vediamo solo giovani donne e bambini, alcuni mangiano, alcuni giocano sugli alberi. Sono molto accoglienti ed a tratti ci sentiamo imbarazzati, ma non possiamo fare a meno di fotografarli, soli o con noi.

Sono soprattutto pastori e colpiscono per il fatto che le donne non indossano (o quasi) indumenti, che indossano invece gli uomini, e per l’usanza che hanno di ungersi tutto il corpo di una mistura rossa a base di burro, ocra ed erbe. Oggi gli uomini si spostano per lo più in città per praticare lavori di vario genere, mentre le donne restano in villaggio occupandosi dei figli e dell’allevamento. Quasi tutti gli Himba sono animisti, fondamentale per l’intera etnia è l’importanza degli Avi. Il ranger ci mostra il sacro recinto, di fronte al quale c’è la capanna del Capo del Villaggio. Una donna himba ci accoglie in questa capanna per dimostrarci come producono il profumo della loro pelle, subito è molto buono, poi viene mischiato con del burro, ed a quel punto inizia ad infastidirci, non è proprio buonissimo…

Villaggio Himba
famiglia Himba a pranzo
donna Himba “da maritare”
io e la mia amica Himba
fabbricazione del deodorante Himba

Conclusa la visita risaliamo in auto, con direzione le Epupa Falls al confine con l’Angola.

Con il passaporto nello zaino ( non si sa mai che ci controllino) e delle aspettative un po’ troppo alte percorriamo un altra manciata di km; arriviamo al bellissimo Kapika Waterfall Lodge, bella struttura in posizione panoramica.

 

Non ha vista sulle cascate (che si trovano un pelo prima) ma ha una piscina a sfioro in posizione molto suggestiva.

Pranziamo e proseguiamo per le Epupa.

Restiamo onestamente un po’ delusi: le cascate sono piuttosto modeste, sia per altezza che per portata d’acqua. Sembrano più torrenti incastonati tra le rocce, davvero belli sono però i baobab che hanno scavato queste stesse rocce con le loro contorte radici.

Dopo un paio di foto ci rimettiamo in auto a casa per il rientro. Stasera cena al ristorante del nostro lodge!!

kapika lodge
kapika lodge

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DAY 8

Ogni viaggio, se è davvero avventuroso, deve avere almeno un inconveniente da ricordare, ed a noi è successo oggi: dopo la sveglia delle 4.30, smontaggio e colazione al buio partiamo alla volta Dell’ Etosha.

L’Etosha è il parco Nazionale della Namibia per eccellenza; è interessante pensare che il parco fu fondato quando ancora il paese era colonia tedesca col nome di Africa Tedesca del Sud-Ovest (correva l’anno 1907). Aveva in origine un’area di 100.000 km², ed era la più grande riserva faunistica del mondo. Negli anni sessanta il parco venne progressivamente ridotto, fino a quella che è oggi l’attuale estensione: 22.270 km². “Etosha” significa “grande luogo bianco”, difatti gran parte della superficie del parco occupata dall’Etosha Pan, una depressione salina di 5000 km², che un tempo probabilmente era superficie lacustre alimentata dal fiume Cunene.

Come sempre arriviamo la mattina presto. Al Gate viene effettuato un controllo su quanto trasportato all’interno del parco, in particolare non è possibile introdurre frutta o verdura troppo matura, e carni avariate, per rischi vari di contagio della fauna. Passiamo i controlli e ci addentriamo nella Riserva. Finalmente vediamo un branco di leoni, e ci fermiamo attoniti per scattare foto dal truck. Poco più avanti troviamo un altro branco di leoni, a pochi metri da una carcassa di zebra. La nostra guida ci spiega che i leoni vanno a caccia la mattina presto. Mangiano in parte la loro preda (solitamente l’intestino) poi ne lasciano buona parte per la sera, quando la temperatura torna a scendere. Ancora una volta la natura ci lascia di stucco (e per quanto mi riguarda anche un po’ impressionata).

Ripartiamo con il truck, ma dopo pochi km sentiamo un rumore allarmante. Neanche da dire, si rompe un tubo del mezzo. La nostra guida scende subito per cercate di capire nei dettagli, si sdraia sotto al camion nel bel mezzo della savana e purtroppo risale con una diagnosi non troppo gustosa: occorre raggiungere il camping più vicino per aggiustare il pezzo rotto, ma non col truck, dato che a conseguenza di questa rottura si è auto-inserito un freno di sicurezza automatico non sbloccabile. Fantastico! La nostra fortuna è che quasi subito passa un altro truck, la nostra guida ci saluta raccomandandoci di non scendere mai per nessuna ragione e avvisandoci che ci vorrà forse molto tempo prima che riesca a tornare da noi.

Difatti passano più di 5 ore, per fortuna abbiamo scorte di Acqua e cibo, vista la temperatura africana. Passiamo quindi le ore più calde del giorno nel camion fermi nel nulla, naturalmente non passa neanche un animale in tutte le 5 ore, e non potendo resistere scendiamo più volte per fare pipi ed a sgranchirci un attimo, sempre guardandoci alle spalle..

leonesse all’Etosha
il leone

Siamo ormai un gruppo abbastanza affiatato, ammazziamo il tempo giocando a carte, o conversando a gruppetti e condividendo esperienze di vita ed aneddoti personali, il tutto all’interno di una situazione tragicomica in un angolo di mondo incontaminato . Insomma un qualcosa che ricorderemo a lungo e col sorriso in faccia. Alle 15.40 Floyd finalmente arriva e ci riporta sani e salvi, ma senza più acqua, al camp site più vicino.

Questa sera siamo ospiti dell’ Okaukejo Camp. La struttura è senza dubbio attrezzata e ben gestita, ma a nostro parere un pò troppo affollata! Ormai ci siamo abituati a situazioni uniche nel loro genere, vedi il Campsite di Solitaire dove eravamo soli e sotto le stelle, di conseguenza il paragone è immediato. Ci consola però il punto forte del lodge-camping, che è la grande pozza per abbeveramento ed avvistamento animali che è addirittura attrezzata con panchine e tribuna.

Ci godiamo qui lo spettacolo africano prima e dopo cena, poi stanchi morti ci ritiriamo nella nostra tenda.

Pozza d’acqua di Okaukejo
giraffe assetate
giraffe assetate
Rhino

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DAY 9

Giornata interamente dedicata al safari, e direi Safari con la S maiuscola. L’ Etosha è veramente un parco immenso, riusciamo a vedere di tutto, dagli struzzi ad antilopi, springbok, giraffe, zebre a non finire.

Stasera dormiremo ad Halali, poco prima di Namutoni, località ad Ovest della riserva. Arriviamo a destinazione per ora di pranzo (sempre l’orario migliore per montare le tende) e dopo mangiato riusciamo anche a rilassarci un paio di ore in piscina.

Riprendiamo il safari nel pomeriggio ed arriviamo fino all’immenso Pan, dove scattiamo fotografie veramente stupende.

Etosha Pan
Etosha Pan
noi e George all’Etosha Pan
pozza di Halali

Il camp site di Halali ha una pozza d’acqua particolarmente amata dalla fauna del parco, non riusciamo quasi a ad andare a cena perchè è uno spettacolo dietro l’altro.

Addirittura una famiglia di dieci elefanti con piccoli al seguito (uno anche di pochi giorni che improvvisamente cade in acqua nel bere, ma è subito assisitito dalla mamma).

Dopo cena ricorriamo alla pozza, fino a che gli occhi riescono a rimanere aperti.

elefanti alla pozza

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

mamma elefante e il suo piccolo
elefanti nella pozza di Halali

DAY 10

Siamo ormai agli sgoccioli del nostro tour, con un pò di tristezza smontiamo per l’ultima volta la tenda e ripartiamo in direzione Windhoek.

Ce la prendiamo con calma e nell’uscire dall’ Etosha facciamo un’altra mezza giornata di safari. Vediamo nuovamente una moltitudine di animali, leoni compresi. La luce del sole illumina l’infinito della Savana e la natura africana ancora una volta ci sommerge del suo fascino.

Ritorno a Windhoek con stop al Cheeta Foundation
mamma e piccolo
animali nella savana

Prima di arrivare a Windhoek però facciamo tappa, per il pranzo, alla Cheeta Conservation Found una fondazione nata nel 1990.

Cheeta al Cheeta conservation Found

Si tratta di una fondazione interamente dedicata alla ricerca e conservazione dei ghepardi, oggi in serio pericolo di estinzione a causa soprattutto dell’uomo (strano!). All’interno di questa organizzazione non-profit è possibile entrare nelle aree private dove sono presenti diversi ghepardi, rimasti orfani o feriti o ancora troppo vecchi per sopravvivere nella savana. Si vede quindi da vicino questo animale dalle caratteristiche veramente sensazionali, che io stessa non conoscevo: il ghepardo è l’animale più veloce al mondo, capace di raggiungere i 110km orari in soli 3 secondi. La caccia del Ghepardo è qualcosa di particolare: durante l’inseguimento della preda unghie e pianta delle zampe fungono da grip efficace e funzionale, mentre le scapole e la spina dorsale flessibili favoriscono l’appoggio delle zampe anteriori al suolo durante ogni falcata. La cosa sensazionale è che l’inseguimento stesso è per il ghepardo un lavoro davvero costoso in termini di energia: la frequenza respiratoria aumenta più del doppio (ci hanno parlato di 150 respiri al minuto), così come la temperatura corporea.

cheetas

Per questo motivo, dopo aver atterrato ed ucciso la preda (quasi sempre per soffocamenteo con un morso all’altezza del collo), la trascina vicino a se e si riposa, a volte anche per mezz’ora, prima di iniziare a mangiarla. Nel frattempo c’è sempre il rischio che qualche altro predatore, attirato dall’odore di sangue si avvicini intenzionato a rubare il cibo. In questi casi i ghepardi sono soliti darsi alla fuga, per evitare di riportare ferite che li rallenterebbero nella corsa, con il conseguente rischio di una futura morte di fame.

Questo di restare senza cibo è un pericolo frequente per il grande felino, la cui probabilità si aggira fra il 50 ed il 70%.

 

Con gli occhi pieni di fascino per questi gattoni ripartiamo per la capitale, stavolta siamo veramente a fine tour, ma prima… Una bella cena e una bella bevuta al Joe’s Beer House!

Brindiamo a noi, a questa stupefacente Namibia, alla sua natura ed ai suoi colori ed orizzonti devastanti.

Questo viaggio mi ha davvero commossa, forse mal d’Africa? Forse il mio amore per il deserto? Non lo so, ma credo avrò bisogno di tornare.

Dopo cena andiamo a dormire stanchi, per l’ultima volta, in Namibia.

 

DAY 11

Dopo colazione la valigia, o meglio il borsone, ci aspetta ancora aperta in camera.

finisco di incastrare le mie cose e siccome c’è ancora un po’ di tempo prima del transfer in aeroporto, col pensiero del ritorno inizio a scrivere due righe su questa bellissima esperienza.

E’ in questo principio di nostalgia che ho scritto la mia semplice ma sentita dedica a questa spettacolare terra:

Non scorderò il tuo cielo,
che mi ha accecata
di azzurro il giorno
e di stelle la notte.

Non scorderò le tue dune rosse
che mi hanno riempito le scarpe e gli occhi.

Non scorderò le tue albe
e i tuoi lunghi tramonti
che mi hanno macchiato le foto di mille colori.

Non scorderò le tue bestie assetate, disperse nell’oro della Savana.
Non ti scorderò Namibia,
terra secca,
lastricata di bianco,
disegnata dal vento.

Terra calda,
terra arida,
polverosa e rossa.
Infinita Namibia
col tuo vento mi hai cullata,
e coi tuoi orizzonti commossa.