Bonaire, l’isola dei colori

Nel profondo Sud dei Caraibi c’è Bonaire che, sappiatelo, non è un’isola per tutti. Se cercate lunghe spiagge sabbiose ombreggiate da palme, chiringuito rimbombanti di musica latino-americana e banchetti di frutta tropicale, allora non è il posto che fa per voi. Bonaire è molto più “fredda”, non di certo come temperature (ha un clima strepitoso per 12 mesi all’anno); ma come terra, brulla e per certi versi ostile, e come gente, dato che forte è la percentuale di olandesi e tedeschi residenti. Nonostante questo, è un’isola che mi ha affascinata non poco: un arcobaleno di colori, fuori dal turismo di massa dei grandi villaggi all inclusive.

Case a Bonaire

Pochi km², quelli che bastano in una vacanza di una settimana; la regione più verde è quella settentrionale, dove sorge il parco naturale di Slagbaai, mentre pianure di terra secca e saline multicolore caratterizzano tutto il Sud.

Il mare di Bonaire è di un turchese acceso davvero indimenticabile, che sotto nasconde giardini di corallo, rocce e anemoni apprezzati dai sub di tutto il mondo. Il litorale è spesso composto da frammenti corallini sbiancati, quasi accecanti durante il giorno, che vanno quindi ad aumentare il contrasto tra spiaggia e turchese dell’acqua.

Non per niente l’isola è parco marino dal 1979: il Bonaire National Marine Park con i suoi 27 km² di scogli di corallo (ce ne sono più di 50 specie) e mangrovie, inizia dalle rive dell’isola fino ad un estensione massima di 300m dalla riva. E dalla riva si possono effettuare infinite immersioni, per questo l’isola è considerata come un “all you can eat” dai divers:

carico bombole sul pick-up al diving
carico bombole sul pick-up al diving

si paga una fee di 25$ (che include anche l’entrata allo Slagbaai National Park), dopodiché basta noleggiare un pick-up (il mezzo più utilizzato sull’isola), scegliere ogni giorno quante bombole caricare dai vari diving dislocati sull’isola ed immergersi in mare direttamente dalla riva: 53 spot, con le entrate ben segnalate da sassi gialli sul ciglio della strada costiera con scritto il nome del sito di immersione.

Immersione “White Slave”
Immersione “1000 steps”, che è anche una delle spiagge più famose

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La costa est ha meno spiaggia, è più selvaggia, e spesso è colpita da forti correnti, adatta quindi per i sub esperti: meglio immergersi con una guida.

Ad ovest di Bonaire si trova la piccola isola di Klein Bonaire, ricca di spiagge e grotte, rifugio di una colonia di tartarughe, e di scogliere dove crescono numerosi coralli.

Klein Bonaire è servita più volte dal water taxi che parte dal Pier Kantika de Amor tutti i giorni alle 10:00, 12:00, 14:00, in 20 minuti esatti vi porta su No Name Beach, la spiaggia (sensazionale) di Klein Bonaire, quindi rientra da Klein alle 12:30, 02:30 o alle 04:30.

La Piccola Bonaire vi darà la sensazione di perdervi e trovarvi improvvisamente alle Maldive, o comunque su una piccola isola deserta, ed è così! A questo proposito è importante ricordare di portare con se acqua e cibo, perché sull’isola non c’è davvero nulla!! Solo un mare smeraldo e turchese accecante…

Klein Bonaire
Klein Bonaire

A Nord dell’isola invece si trova il parco “Nazionale” Washington-Slagbaai Nathional Park che insieme col Parco marino – Bonaire National Marine Park (BNMP) è regolato da STINAPA “Stichting Nationale Parken Bonaire” fondazione non governativa e no-profit voluta dal governo dell’isola.

Questo è il punto forte di quest’isola, ovvero la tutela degli importanti eco-sistemi presenti dentro e fuori dall’acqua, come si può leggere su: http://stinapabonaire.org/nature/ -> “Bonaire è sede di vasta gamma di ecosistemi e di numerose specie di piante ed animali . Le vivaci barriere coralline, i letti ondeggianti di alghe, le baie cristalline, le foreste di mangrovie, le saline colorate e le secche foreste tropicali, fanno di quest’isola un tesoro, sia per i locali che per i turisti di tutto il mondo”. E così è!

strada del parco
strada del parco
incontri nel parco
spiaggia all’interno del parco Slagbaai

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Come già accennato per immergersi a Bonaire si paga quindi una fee (chiaramente destinata alla stessa STINAPA) di 25 dollari, al pagamento viene rilasciato il ticket di entrata allo Slagbaai (quindi meglio non perderlo, come ho fatto io… Altrimenti vi fanno pagare l’entrata al gate).

Coloro che invece non si immergono, ma che praticano snorkeling o qualsiasi tipo di sport acquatico sono comunque obbligati al pagamento di una fee di 10,00 dollari (“nature fee”).

salina dietro a Boka Slaagbay

Ma torniamo al Parco: Slagbaai è molto simile al parco Arikok di Aruba, forse un po’ più verde e meno “lunare”. Allo stesso modo però si gira in auto, anche qui meglio avere con sé cibo e bevande fresche e consiglio anche repellenti per insetti, perché è stata la zona in cui davvero abbiamo incontrato più mosquitos.

Il punto più fotografato è sicuramente la spiaggia di Boca Slagbaai, qui è possibile pranzare al sacco (ci sono tavolini da pic-nic) ed osservare i fenicotteri nel laghetto dietro alla baia (sempre mosquitos permettendo!).

rovine del faro Seru Bentana

 

 

Il sud dell’isola è invece ben diverso, ed è la parte che più di tutte racconta la storia passata di questa terra selvatica.

In principio i primi coloni europei avevano portato alcuni capi di bestiame per farli crescere sull’isola. In pochi anni, l’isola diviene così un centro di raccolta di animali come pecore, capre, maiali, cavalli e asini. Nel 1633 arrivano gli Olandesi (anche su Aruba e Curaçao) e fanno dell’isola una colonia di piantagione della Compagnia olandese delle Indie occidentali. Cresce il fabbisogno di schiavi africani che vengono dedicati alla coltivazione di mais o dyewood da taglio ed alla raccolta del sale dalle saline espansive. Se percorrete verso sud l’ EEG Boulevard, nei pressi di Rincon e Cabaje, vedrete le case degli schiavi, ristrutturate e ben tenute a memoria di quello che fu un amaro passato. Piccoli buchi a finestra, la porta minuscola, il tetto basso da non riuscire nemmeno a stare in piedi, e tutto intorno una luce accecante nel vero senso della parola (gli schiavi lavoravano ore sotto al sole e col riflesso del sale e dell’acqua quasi sempre diventavano ciechi).

per non dimenticare
Casette degli schiavi
obelisco arancione
obelisco arancione

 

 

 

 

 

 

 

 

Qui a Sud è facile vedere fenicotteri rosa in gran quantità negli stagni, si vedono anche dalla strada mentre si guida in direzione Sorobon. Solitamente la prima meta conosciuta per i Flamingo è Aruba, ma a Bonaire ce ne sono davvero molti di più!!

fenicotteri rosa a Bonaire

Un altro punto bellissimo e particolare dell’isola è la zona di Lac Bay con Sorobon Beach: un’idilliaca baia, colorata di striature cobalto, con acqua bassa per decine di metri, meta preferita per gli amanti di wind e kite surf, è qui infatti che c’è una delle più belle surf house che ho mai visto. D’altra parte la zona è ideale per l’apprendimento trattandosi appunto di un golfo spesso ventilato, con acqua bassa, senza rocce, solo sabbia fine e bianchissima.

E non parliamo del baretto sulla spiaggia, l’ Hang Out Bar davvero delizioso e con prezzi modici. A lato, assieme al deposito tavole ed attrezzature varie, c’è anche uno shop, ovviamente a tema surf e sport di vela/acquatici. A Sorobon ci sono anche un paio di soluzioni di soggiorno; se avete intenzione di fare un corso surf o windsurf probabilmente sono la soluzione ideale, ma se così non è, a mio parere, siete un po’ troppo isolati per vivervi a pieno Bonaire.

Sorobon Beach
dav
vista dal bar

Per ultimo, ma non da ultimo, mi preme raccontare l’avventura di Marina Melis, la coraggiosa fondatrice di DONKEY SANCTUARY BONAIRE, un vero e proprio santuario per gli asinelli selvatici che scorrazzano liberi (si spera) sull’isola, e che magari si feriscono o sono bisognosi di soccorso.

 

Una tavolozza di colori: Sorobon Beach

Marina lavora 7 giorni su 7 con più di 400 asinelli, anche neonati o feriti; il suo primo obiettivo è infatti quello di proteggerli e sensibilizzare le comunità locali, le scuole ed i turisti. Quando da ogni parte dell’isola arriva una segnalazione di un asinello ferito, i volontari corrono in soccorso: l’asino viene trasportato al centro quindi medicato (se necessario da un veterinario) ed accudito per il resto della sua vita. Io che ho visitato questo centro (consigliatissimo a tutti e davvero economico!) sono rimasta basita dall’impegno di questa comunità.

piccolino che prende il latte
asinelli in cerca di carote

Gli animali hanno uno spazio immenso in cui vivere, quindi non ho avuto l’impressione di vederli in cattività, ma protetti ed amati, perché chi lavora qui lo fa gratuitamente, per amore di questi animali, e lo fa sporcandosi le mani (e non solo) di sterco. Tutti gli stalloni in arrivo al centro vengono castrati, per evitare l’aumento del numero degli animali bisognosi di cure. Sono centinaia le povere beste che questa signora è riuscita a salvare, a lei va tutta la mia stima.

 

Altro Punto immancabile è Bachelor’s Beach: una terrazza sull’azzurro caratteristico di Bonaire. Un angolo di paradiso, imperdibile come la sosta pranzo che qui è piacevole grazie ad un paio di tavolini da picnic con tettoia e soprattutto grazie al mitico King Kong Bonaire, un simpatico ambulante che prepara Hamburger.

Bachelor’s Beach
Bachelor’s Beach

 

 

 

 

 

 

 

Porzioni abbondanti ed ottimo prezzo.

King Kong Hamburger
King Kong Lunch

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bachelor’s Beach

Per l’Aperitivo invece non si può mancare il suggestivissimo Windsock The beach, un bagno privato (con ombrelloni e lettini) vista tramonto, con bar e ristorante… Bella atmosfera e bello poter farsi un bel tuffo a qualunque ora direttamente dal pontile privato.

Windsock The Beach
Windsock The Beach, il beach bar

 

Sicuramente uno dei posti più frequentati dai locali (soprattutto i divers) è Little Havana, in centro, dove spesso si organizzano serate a tema. Per la cena invece è super richiesta Cuba Compagnie, soprattutto perché affacciata alla graziosa piazzetta pedonale sul lungomare.

Ristorante Cuba Compagnie
Ristorante Cuba Compagnie

 

 

Ad ogni modo sono tanti i localini sull’isola dove mangiare o bere qualcosa; La vita qui non è proprio economica, quindi è consigliato uscire consapevoli di questo.

A questo punto non mi resta che augurare buon viaggio a chi ha scelto questa bellissima meta, che non può non restare impressa per tutti i suoi colori e la sua natura (finalmente) protetta!

I colori di Bonaire